giovedì 21 febbraio 2008

Stordita sul metrò parigino

Rieccomi, dopo giorni di silenzio stampa dovuti al viaggio e all'umore che doveva ristabilirsi. Già, perché è difficile tornare alla solita vita dopo 3 giorni bellissimi, io sono fatta così, non riesco a pensare: va beh, mi sono divertita, penso: rieccomi qui alla mia solitaaaaa vitaaaa.

Il viaggio è cominciato venerdì mattina con il suono di 4 sveglie puntate alle 5.30. Quattro, puntate alla stessa ora ma che hanno suonato a distanza di qualche minuto a causa dei fusi orari intrinsechi tra gli orologi (spiegherò prossimamente come parlerò prossimamente del mio rapporto con le sveglie). Avevo paura di non svegliarmi, di non sentirle, di riaddormentarmi e perdere il treno... fatto sta che al primissimo squillo sono scesa dal letto, colazione velocissima e via verso la stazione.

Viaggio tranquillo, il tgv è proprio tutta un'altra cosa rispetto ai treni italiani, i controllori sorridono, ringraziano e sono gentili gentili. Il mio vicino di posto si è guardato l'ultimo film di Harry Potter, ho sbirciato ogni tanto ma nel complesso ho cercato di pisolare un po'.

Arrivata alla Gare de Montparnasse sono stata subito catapultata nella vita parigina: tutti di corsa, che sanno dove andare, e se ti fermi un attimo a pensare sei travolto! Io avevo il mio bigliettino con i nuleri del metrò, le direzioni, i cambi, ma mi sono fatta un po' spingere dalla gente, e nonostante non mi piaccia la troppa folla non riuscivo a togliermi il sorrisino ebete dal viso, quello del: manca poco e lo vedrò, evviva evviva!
Col sorrisino ebete scendo verso il metrò e cerco di procurarmi i biglietti; vista la coda allucinante alle biglietterie "faccio la bionda" e con la mia bella erre da italiana chiedo a un giornalaio se posso comprare da lui i biglietti, naturalmente no, altrimenti perché ci sarebbe la coda? Scelgo allora una file e dopo 5 minuti mi accorgo che è solo per i biglietti del treno, ne scelgo un'altra ed è lentissima, alla terza riesco finalmente nell'impresa di comprare i biglietti, ne timbro uno, passo attraverso le porticine che portano ai corridoi del metro e... tacc... le porte si chiudono e la valigia rimane incastrata!
Partono i porconi, in italiano, naturalmente, perché ho sempre la speranza che non mi capiscano. Non so che fare, la valigia non va nè avanti nè indietro, i controllori non mi degnano di uno sguardo... panico!
Per fortuna una ragazza si intenerisce (o forse capisce l'italiano ed è stufa di sentirmi urlare), timbra il biglietto in modo che le porticine si aprano e la valigia venga liberata. Ringrazio e me ne vado, mi trascino la valigia per interminabili scale e corridoi, salgo sul metrò ed eccomi in un batter d'occhio a Porte Maillot! Gigi è lì che mi aspetta, lo abbraccio, lo saluto e ci dirigiamo verso l'hotel a lasciare le valigie, ma... potevo forse non mostrare la mia vera natura? Un cartello indica un accesso al metrò che sembra più vicino rispetto a quello da dove ero arrivata, seguo la freccia, vedo delle scale che portano nel sottosuolo, scendo (e almeno 4 persone mi seguono) e dove mi trovo? All'ingresso di un negozio! Ritrascino la valigia per le scale e ci dirigiamo verso il solito ingresso.

Se non ricordo male non ci sono state altre scene da stordita, il mio compagno di viaggio può confermare o negare, vedremo. Prometto che aggiungerò prestissimo altri dettagli sul viaggio.

Etichette: ,